Palazzo Fidia, forse la massima rappresentazione artistica dell’architetto mantovano Aldo Andreani. Non il solo edificio a rappresentare l’eclettismo in città, certo la mescolanza di forme, materiali e richiami stilistici ne fanno un esempio di originalità ed estro artistico in netto contrasto con la cultura del tempo. Il coraggio dimostrato dal progettista si rivela anche attraverso la lettura delle indicazioni espressamente formulate dalle autorità preposte all’esame del progetto: le modalità di intervento per lo sfruttamento edilizio delle aree avrebbero dovuto assicurare con la massima sobrietà di linea e di colore l’armonia con il palazzo Serbelloni e con l’ambiente del giardino. L’eccezionale architettura raccoglie le attenzioni della critica già al tempo della sua costruzione. Non concorde, ovviamente: considera l’edificio come una “sarabanda sfrenata”,”jazz architettonico”, “sonoro ceffone a tutti i bigotti della tradizione”, il riflesso di un artista a tutto tondo, che diventa autore di “esperimenti architettonici d’un pittoresco e d’un impensato veramente sconcertanti”

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Memore del valore rappresentativo dell’architettura, Michelangelo Antonioni gira nel 1950 alcune scene del suo primo lungometraggio in via Melegari, cogliendo in notturna lo scenografico fondale di Palazzo Fidia. Lucia Bosè interpreta Paola Molon: fasciata in un impeccabile abito da sera si appoggia disperata al portale in pietra del palazzo, mentre vede l’amante allontanarsi in taxi.

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