Vi segnaliamo un percorso particolare, questa volta non si tratta solo di Milano ma di una breve selezione dei ristoranti giapponesi a Milano, che riteniamo più interessanti. Usiamo come scusa la recente mostra a Palazzo Reale “Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Luoghi e volti del Giappone” che celebra i 150 anni dal primo trattato commerciale e di amicizia tra il Regno d’Italia e L’impero del Giappone. La mostra si inserisce all’interno di un calendario di eventi che avranno luogo in Italia lungo tutto l’arco dell’anno 2016 oltre alle mostre, performance teatrali di burattini (bunraku) e della grande tradizione del nō, concerti e spettacoli di danza moderni e tradizionali, rassegne cinematografiche, eventi d’architettura e design, e poi fumetto, letteratura, sport e molto altro ancora.

Premesso che la scelta è davvero molto ampia e che anche il numero di ristoranti giapponesi è alto pensate che passiamo dall’AYCE (all you can eat) tanto amato dai studenti al ristorante giapponese stellato. Noi vogliamo proporre i 5 ristoranti giapponesi scelti da noi come i migliori di Milano luoghi autentici ed eleganti, tradizionali e non, sopratutto per tutte le tasche. Il primo è il Fukurou Traditional Japanese Restaurant, se chiamate a questo ristorante probabilmente non vi risponderanno dovrai andare di persona sperando di trovare posto. Dimenticate il sushi bar, qui dovrete chiedere consiglio su cosa mangiare ma sarete sicuri di mangiare il vero cibo giapponese che non è fatto di solo pesce crudo. Fokurou significa fortuna e protezione per chi soffre, qui riceverete una vera coccola dal sol levante.
La nostra classifica non è in ordine,questo perché ogni ristorante ha la sua peculiarità, il secondo che vi invitiamo a provare è il Wicky’s Wicuisine Seafood s’ispira al giapponese per vocazione del suo Chef, Priyan cingalese ma cresciuto in Giappone dove ha imparato l’arte da famosi maestri ma anche perché propone una selezioni di sushi con abbinamenti insoliti, la materia prima è di qualità eccelsa, solo pesce freschissimo e pescato. Il prezzo è abbastanza elevato ma ne vale veramente la pena. L’ambiente discreto e minimalista come nella tradizione nipponica che invita alla degustazione che si svolge nel bancone davanti allo chef.

Con il terzo scendiamo un po’ di prezzo perché parliamo di una trattoria giapponese senza fronzoli ma sopratutto assomiglia di più a un locanda italiana che al giappo stereotipato al quale siamo abituati. Questo per volontà della sua proprietaria cresciuta in Italia ma che vuole proporre i piatti della nonna nella sua lontana Osaka. Parliamo di J’s Hiro e dove se no. Poco lontano ci troviamo con un’altra bella scoperta a proposito del ambito rapporto qualità/prezzo. Yuzu è molto di tendenza. La rivisitazione del giapponese non riesce ancora a diventare fusion e ci offre anche la tradizione soprattuto a pranzo. Anche qui a capo una donna in una cultura dove l’uomo ha in coltello dalla parte del manico parlando di sushi.
Di fusion invece si occupa il Temakinho, qui le culture fuse a tavola sono quelle brasiliana e quella giapponese. E ben noto che in Brasile ci sia la comunità più grande di giapponese dopo lo stesso Giappone sbarcati 100 anni fa hanno unito le loro tecniche di cucina agli ingredienti tropicali, un mix molto fortunato. A Milano Temakinho ne ha aperto tre in diverse zone dalla città Brera, Navigli e Magenta. Oltre alla cucina anche i drink di accompagnamento sono strepitosi, la caipirinha è intrisa di una certa saudade, una serata davvero divertente e diversa all’insegna di “mais amor per favor” (Più amore per favore)